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L'origine del nome dell'azienda

Arahne (Aracne in sloveno) era il nome di un'antica tessitrice greca e questa la sua storia della sua vita

La lidiana Aracne era figlia di un famoso tintore di porpora e ancor più famosa di lui per la sua rara abilità nella tessitura. Non solo gente comune di campagna, ma ninfe dei boschi e dei ruscelli andavano a vedere con che abilità usava il suo telaio e con quale meravigliosa arte utilizzava l'ago per ricamare ricchi motivi sulle sue tele. La sua nomea giunse così in alto che raggiunse Pallade-Atena, la dea di tali arti, dalla cui ispirazione, dissero gli uomini, questa ragazza nata umile doveva la sua abilità. Tuttavia, sostenere che lei aveva bisogno di un'insegnante, feriva l'orgoglio di Aracne.
»Pallade, quindi!« Piangeva scuotendo la testa. »Non c'è nessuno in cielo o in terra con cui temo di competere. Lasciate che Pallade venga, se vuole, per provare la sua mano contro la mia!
»No, non parlare in modo così avventato«, disse l'anziana donna dai capelli grigi che stava in piedi appoggiandosi al suo bastone, non appena la presuntuosa fanciulla lanciò una simile sfida. »L'età e l'esperienza portano sempre saggezza. Sii governata e accetta il potere dalla dea, poiché lei ha le grazie da dare ai mortali che si chinano davanti a lei. Nessun lavoro umano è così buono da non poter essere migliorato.«
»Stupida vecchia megera, tieni per te i tuoi consigli fino a quando non ti sarà richiesto!« rispose di getto Aracne. »Vivendo a lungo, la gente perde la testa. Fai la padrona con la tua schiava o con tua figlia. Per quanto mi riguarda, non ho bisogno di lezioni dall'età, né ancora da Pallade. Perché si sottrae ad una gara sulle nostre abilità?«
»Lei è qui!« Risuonò una voce regale; per lo! l'apparente nonna si era trasformata in Pallade, che si levava in piedi con occhi fiammeggianti e portamento maestoso. Con quel travestimento di un'età debole, era venuta per spiare il lavoro manuale della sua rivale terrestre; e ora, punta sul suo orgoglio, si offrì di comparare la sua arte con quella della nubile di Lidia.
All'inizio Aracne arrossì per lo stupore, ma presto recuperò la sua fiducia e accettò coraggiosamente la sfida. La competizione cominciò immediatamente: vennero preparati due telai, sui quali queste avide rivali misero la loro migliore maestria e le loro astuzie, tessendo con una rapidità tale che ognuno dei tessuti che si creava, brillava in tutte le sfumature dell'arcobaleno con meravigliosi disegni contornati da raggi dorati.
Per il suo disegno, Pallade scelse le divinità sull'Acropoli di Atene, la solenne maestà di Giove in mezzo a loro, Poseidone che colpiva la roccia con il suo tridente, lei stessa nel pieno dello sfarzo in mezzo a tutto il resto e mostrata con l'ulivo, il suo più grande dono all'uomo. In un gruppo centrale erano raffigurate scene di empi mortali portati alla confusione, giganti ribelli trasformati in montagne, e, come sfida alla sua presuntuosa rivale, ragazze chiacchierone che si trasformavano in uccelli urlanti. Intorno a tutto questo scorreva un bordo di foglie di ulivo, come segno di chi aveva fatto questo manufatto, contro il quale pochi avrebbero osato gareggiare!
L'irriverente Aracne, da parte sua, aveva raccolto storie che gettavano vergogna o derisione sugli dei. Giove e i suoi fratelli furono mostrati corteggiare i mortali in forma indegna, Apollo servire umilmente come pastore sulla terra, Dioniso ubriaco che giocava i suoi scherzetti e Crono con i suoi ricordi scandalosi. Da racconti così antichi poteva sceglierne tantissimi per riempire il suo soggetto e il tutto fu poi racchiuso da un bordo di foglie di edera e fiori. Queste scene furono lavorate con un'arte così eccelsa, che su quella tela accusatrice e offensiva per la sua verità, si poteva credere di vedere animali e onde reali che si stagliavano davanti all'occhio.
Pallade-Atena si sentì ferita quando si alzò per esaminare il lavoro dell'altra. Con un grido che era per metà invidia e per metà indignazione, afferrò il tessuto dipinto troppo fedelmente, lo fece a pezzi e lo scagliò contro l'abile creatrice di un tale capolavoro.
Come potrebbe mai una ragazza mortale stare davanti alla dea dai chiari capelli quando i suoi occhi brillano di collera? Ingiustamente battuta, Aracne non poté sopportare la sua vergogna e si allontanò quindi addolorata.
Ma questo non bastò a placare l'ira di Pallade. Battè la sua rivale, ma in che modo odioso! Un incantesimo fu intessuto: il suo corpo si gonfiò, i suoi lineamenti umani scomparvero, i suoi capelli caddero, le sue membra si rimpicciolirono... la povera Aracne è ora appesa come un ragno, condannato per sempre a girare come se stesse prendendo in giro l'abilità che aveva smosso l'invidia dell'Olimpo.

Estratto da A.R. Hope Moncreiff: Classical Mythology